domenica, novembre 22, 2009

La eterodeleggittimazione culturale del vicino


Il paesaggio culturale del centrodestra, e del PdL in particolare, sta vivendo in questo periodo un vivace periodo di effervescenza culturale.

Non facciamo l'elenco, perchè ci dimenticheremo di qualcuno e, quindi, gli faremmo torto.

Non possiamo, certamente, lamentarci di questo, da tempo andiamo sostenendo che la legittimazione culturale è il sostrato, o il metapresupposto, del consenso elettorale.

Ci rammarichiamo del fatto, però, che alcuni di queste voci culturali, sappiamo bene che la diversità è sinonimo di ricchezza ed il pluralismo è la migliore garanzia contro l'entropia, sorgano per essere contro altre voci.

Non si tratta di marciare divisi per colpire uniti, ma di scoprirsi divisi e colpirsi uniti in un unico ring.

Questa debolezza degli attori culturali del centrodestra non aiuta quella grande impresa che, invece, serve alla cultura italiana, cioè l'abbattimento del muro di conformismo radical chic che, da decenni, ha immobilizzato ed immobilizza il panorama culturale italiano, relegandolo al margine e a fenomeno da salotto "per bene".

Questa "eterodeleggittimazione" culturale del vicino, in ambito del PdL, ha portato lo scippo di icone, proprie di una destra conservatrice e moderna, come Montanelli, Falcone e Borsellino.

Ma questa eterodeleggittimazione non solo ha tollerato e tollera lo scippo, ma non fa nulla per riprenderli e riprendersi una parte importante di una possibile identità.

Una identità che, certamente, non si esaurisce nell'opera, nelle idee e nell'esempio di queste figure, ma che senza è, sicuramente, monca e senza possibilità di completezza.

Una completezza che, forse, è il migliore antidoto alla eterodeleggittimazione.

Noi siamo in attesa, speriamo non come la sentinella de il deserto dei Tartari.

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