lunedì, aprile 06, 2009

6 aprile 2009 ore 3 e 32


"E la stessa cosa; perciò dico: Egli distrugge l'integro e il malvagio Se un flagello semina improvvisamente la morte, egli ride della sofferenza degli innocenti."
Difficile oggi non dare retta a queste parole, contenute nel libro biblico di Giobbe ( 9: 22 - 23), quando alla televisione passano le orrende immagine di case distrutte evite spezzate.
Difficile non alzare gli occhi al cielo e chiedere: "perchè ?".
Perchè di tanta sofferenza.
Perchè di tanto dolore.
Perchèdi tanta distruzione.
Difficile anche parlare.
Difficile anche ragionare, quando alle 3 e 32 minuti della notte viene letteramente scaraventato giù dal letto con tutta la casa che si muove ed oscilla intorno a te.
Certamente non sei nella zona dell'epicentro, ma non dovresti rallegrartene.
E' stata solo una questione di pura fortuna.
Tre anni fa lavorarvi all'Aquila e se tutto fosse andato bene, ieri sera saresti stato ancora in quella città ad aspettare l'inizio di una nuova settimana lavorativa.
Per questo quelle immagini fanno ancora più male e, subito dopo aver pensato: "Potevo esserci anche io !", la seconda domanda che si affaccia alla mente è: "Perchè ?".
Ci si sente come Giobbe, colpito da ogni afflizione e da ogni disgrazia, che alza gli occhi al cielo e cerca di parlare con Dio, anche protestando.
La paura diventa sempre più padrona del tuo cuore e della tua mente e le lacrime scendono copiosamente.
E quello che fa male è che anche il cielo sembra muto.
Spettatore immobile a guardare tutta quella sofferenza.
Quelle crepe e quelle case sventrate diventano i simboli della tua anima ed il paesaggio delle tue certezze.
Quando la forza della natura si scatena, c'è ben poco da fare.
Possiamo solo ricordarci di quanto siamo piccoli e di quanto siamo fragili.
Eppure in quella devstazione c'è ancora l'uomo che lotta per salvare altri uomini, nonostante la propria fragilità e la propria debolezza.
C'è ancora la volontà di aiutare e di aiutarsi.
Dentro gli occhi leggi la forza di non farsi mettere in ginocchio dalla irrazionalità del dolore.
Dietro quelle lacrime c'è l'ostinazione della vita.
Capisci che c'è una unica risposta ai tuoi perchè ed è l'origine di quella volontà e di quella determinazione.
Ed è Dio.
La senti ascoltando il vento e cercando di aprire di più il tuo cuore quando tutto sembra volerlo chiudere.
Lo vedi negli occhi degli altri.
Lo leggi nel passaparola di Internet.
Purtroppo non si tratta di capire, ma di credere.
Di credere che la vita può cadere ed inciampare, ma che non finirà di camminare.
Di credere che una casa è stata distrutta, ma che tornerà integra e meglio di prima.
Di credere che la ferita, anche se profonda, si rimarginerà perchè è solo una questione di tempo.
Dobbiamo credere ed avere la sicurezza che ci alzeremo in piedi e che, presto, inizieremo a ricostruire.
Perchè è questo quello che dobbiamo ai vivi e, soprattutto, ai morti.

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