Non abbiamo scritto in questi giorni perchè, oltre a qualche dolorino dovuto alla convalescenza, dovevamo fare chiarezza nel nostro animo.
Ci sentiamo un po' come quando sei alla stazione e stai per lasciare i tuoi cari per affrontare un viaggio che sai che sarà per te fondamentale.
Ad un certo punto, però, la malinconia ha il sopravvento e dentro la tua pancia inziano a volare le farfalle , gli occhi si fanno lucidi e la voce si rompe tra i singhiozzi.
E' questo quello che sentiamo per lo scioglimento di Alleanza Nazionale.
Ricordo ancora adesso quando ero uno studente del liceo classico della mia città ed appena sedicenne decisi di iscrivermi all'unica aggregazione giovanile che era apertamente anticomunista: il Fronte della Gioventù.
Ricordo le riunioni piene di fumo di sigarette, le assemblee studentesche infuocate, i consigli di classe con i professori comunisti con il fucile spianato, i libri letti in sezione ed il profumo di ciclostile.
Ma il ricordo più grande è l'ultimo comizio di Almirante in una Piazza del Popolo gremita di gente.
Poi le nostre strade si divisero amichevolmente fino al 1999 quando, grazie ad Alleanza Nazionale, divento consigliere comunale.
Sembrava che gli anni non fossero mai passati.
In questi anni sono stato uno dei più grandi sostentori dell'idea di un partito unitario del centrodestra e, anche durante le frizioni dopo il discorso del Predellino, non abbiamo mai smesso di pensarci e lavorarci.
Eppure, arrivati a quella meta che abbiamo sempre sognato, un po' di commozione rimane.
Ma non è tristezza, è gioia.
Gioia e consapevolezza che la destra italiana ha deciso di affrontare le sfide del nostro tempo in maniera innovativa.
Anzitutto, per noi, la discussione che ha preceduto questo appuntamento è davvero salutare.
Primo perchè è la garanzia che il Popolo della Libertà non sarà una fusione a freddo designata a tavolino come è accaduto al partito democratico.
Secondo che il PdL sarà olisticamente molto più grande della somma delle sue componenti.
Terzo che la destra riuscirà a contaminare e a contaminarsi con le altre idelaità del Pdl.
Mentre scrivo questo post sto riascoltando il discorso di Fini.
Un discorso politico di ampio respiro ed adatto alla storicità del momento.
Anche questo è una garanzia che il PdL non sarà un fallimento.
Certamente Silvio Berlusconi è il leader tutto cuore di questa nuova formazione, ma anche un cuore grande ha bisogno di razionalità.
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