lunedì, giugno 28, 2010

Profondo Azzurro


Mestamente L'Italia, che ci aveva fatto gioire a Berlino, abbandona la competizione mondiale africana del 2010.

Mestamente l'Italia chiude in ultima posizione un girone di qualificazione che ci ha visti pareggiare contro il Paraguay e la Nuova Zelanda e perdere contro la Slovacchia.
Certamente ci sono stati erorri e bene ha fatto molto bene Marcello Lippi ad addossarseli, ma dobbiamo sottolineare come non ci sia stata una approfondita analisi degli stessi affinchè questi, o errori simili, non vengano più compiuti.
Lippi, cui comunque saremmo sempre grati per la vittoria del 2006, è stato davvero un mago della comunicazione. Ha dato ai media quello che volevano: la sua totale assunzione di responsabilità.
Ma una assunzione di responsabilità non basta. Bisognava che fosse motivata e ci fosse un collettivo mea culpa.
Certamente Lippi paga le sue scelte sbagliate dei convocati (Cannavaro e Camoranesi su tutti), dei non convocati (Cassano e Balotelli), i continui esperimenti, anche durante il mondiale, su modulo (4-2-3-1 o 4-3-3) e uomini (Marchisio docet).
Ovviamente ci sono delle attenuanti come gli infortuni di Pirlo e Buffon, ma non sono tali da poter giustificare 2 punti in un girone come quello che ci era capitato.
Anzitutto la vicenda di Messico 86 avrebbe dovuto insegnare che la riconoscenza non può avere spazio in questo calcio, ( basti pensare alla differenza di rendimento di Cannavaro, Camoranesi e Zambrotta tra il 2006 ed il 2010), che non si può non avere paura di fare scelte difficili, (basti pensare all'exploit di Quagliarella oppure al mancato impiego di Bonucci o Palombo) e che l'arroganza e la presupponenza non serve a niente, (purtroppo di Mourinho ne esiste solo uno).
Eppure mai, come questo mondiale, la nazionale italiana sia lo specchio di un sistema che soffre delle medesime pecche: Vecchiaia, poco talento, nulla voglia di intraprendere e scarsa capacità di motivare e motivarsi.
Il calcio è spesso una metafora della vita, per questo non possiamo rassegnarci ad un profondo azzurro.

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