lunedì, aprile 26, 2010

The Politicos, ovvero che mi hai portato a fare sopra Montecitorio se poi non vuoi fare l'americano ?


Confesso di non sentirmi per niente spaventato da Gianfranco Fini in versione americana come speaker della Camera, come non mi sento per nulla in apprensione da Silvio Berlusconi in stile Casa Bianca.

E' inutile negarlo, Silvio Berlusconi ha saputo innovare la politica italiana ben più di una condivisa ed ampia riforma costituzionale. L'avvento del Cavaliere, infatti, ha sradicato vetuste e paludate convenzioni e prassi costituzionali ed istituzionali come solo una vera e propria rivoluzione avrebbe potuto fare.

Una rivoluzione basata sull'applicazione del concetto di fare (e di decidere) abbinata ad una moderna concezione della libertà importata dal mondo imprenditoriale e del mercato.

Una rivoluzione "liberale" che guardava agli Stati Uniti d'America come terra di libertà e terra di opportunità.

E' indubbio, infatti, che una creatura berlusconiana come Forza Italia, risentisse nella sua organizzazione e nelle sue manifestazioni esterne di un certo gusto americano. Come non ricordare i vari "day" o le convention azzurre.

Silvio Berlusconi, infatti, ha saputo innovare la figura del presidente del Consiglio come nessuno prima di lui. Negare questo sarebbe illogico e soprattutto da irresponsabili.

Era solo una questione di tempo che anche le altre cariche istituzionali subissero un trattamento simile.

Tenendo da parte l'attuale presidenza del Senato, questo "restyling" americano del ruolo del presidente della Camera, proposto da Fini, era nell'ordine naturale delle cose.

Fin dalla elezione di Pierferdinando Casini e quella di Fausto Bertinotti, nell'ultima legislatura, si è indubitabilmente cambiato il DNA della presidenza della Camera stessa.

Era, infatti, logico che l'elezioni di leader politici accentuassero i poteri di intervento e di esternazione cui l'istituzione stessa ci aveva abituati.

Il tutto, poi, è avvenuto ed avviene alla Camera dei Deputati, di fatto la vera Camera politica di questo paese.

Non è un caso se tutti i leader politici ne siano membri e che tutte le proposte di riforma costituzionali volte al superamento del bipolarismo le lascino il potere di dare e togliere la fiducia al governo.

Come pretendere, infatti, che il presidente della Camera "politica", leader politico anche egli, non intervenga sugli argomenti di attualità, trincerandosi dietro un triste e plumbeo riserbo istituzionale del "primus inter pares".

L'ultimo che si trincerò dietro la scusa del rispetto pedissequo delle regole fu il presidente Scalfaro, e noi tutti sappiamo come è andata a finire.

Un maggiore interventismo ed un maggiore potere di esternazione da parte del presidente della Camera, poi, sarebbe un indubbio vantaggio per la trasparenza dello stesso Fini, il quale, accusato da parte di alcuni della maggioranza di tramare nell'ombra, sarebbe sottoposto al controllo pubblico e generalizzato degli utenti della comunicazione.

Questi sono i motivi per cui non ho paura di una evoluzione americana del ruolo del presidente del Consiglio e di quello della Camera.

Ci sarebbe la questione della codificazione di queste regole, ma questo, a mio parere, è un altro argomento.

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