domenica, ottobre 21, 2007

Bloggare ERA (forse), ma censurare E' (sicuramente)di sinistra

Prima ci ha provato Ivan Scalfarotto a presentarsi come candidato premier dell'Unione, poi il buon Adinolfi come segretario del nascente Partito (veltronian)Democratico, il risultato è sempre lo stesso: il grande consenso di Internet non riesce a tramutarsi in un consenso elettorale. Questa è l'amara lezione per chi, come noi, tiene un blogger ed ha la speranza che i suoi scritti possano influenzare i "potenti".
Anche in America è stato così, basti ricordare l'ascesa e la caduta repentita di Howard Dean, con corredo di grida beluine, ed anche il (veltroniano) Barack Obama attualmente sembra aver perso quello slancio iniziale che, addirittura, lo aveva anteposto ad Hillary Clinton.
Eppure i gesti come quelli di Scalfarotto e di Adinolfi fanno bene alla blogosfera, perchè comunque sono segnali di un cambiamento di mentalità che lentamente, molto lentamente, sta avvenendo. L'eccezione, a tutto ciò, è stato il V-Day di Grillo che, invece, è riuscito benissimo a catalizzare ed a capitalizzare il suo seguito sulla rete. Ma l'eccezione conferma la regola, non la smentisce.
Abbiamo polemizzato con il buon Adinolfi quando lo stesso pretendeva di etichettare il bloggare come "di sinistra", sostenendo la nostra tesi secondo la quale se il bloggare è "di sinistra", il postare, intendendo con ciò l'atto di scrivere post (e quindi di riempire di contenuti un blog)
era "di destra".
Oggi non vogliamo tornare sull'argomento, ma non possiamo tacere la figuraccia che il Governo Prodi sta facendo con la legge di riordino della editoria, la quale sembrerebbe avere anche l'obbligo di registrazione anche dei blog.
Ogni giorno che passa il Governo Prodi sembra affetto da una sindrome di accerchiamento come Lady Macbeth che, ogni giorno, guarda se le piante vicino al castello si avvicinano, ben sapendo che una volta avveratasi tale eventualità, lei e suo marito avrebbero perso il potere.
Ed è in questa logica che si inquadrano le norme in questione. Pur di prolungare la sua permanenza a Palazzo Chigi, Prodi ed i suoi non esitano a mettere tutto sotto il controllo della burocrazia, o peggio, di poliiticanti.
Come ogni "regime" in fase di decadenza più si avvicina la fine, più la repressione e la censura diventano più forti, così approssimandosi la fine anticipata della legislatura, il Governo Prodi deve mettere lacci e lacciuoli alla bocca ed alle dita delle voci indipendenti che abitano Internet.
Quello che stupisce, poi, è il fatto che tali norme si inseriscono in una pratica perfettamente intellegibile di tale governo, un governo che non fa leggi o provvedimenti ad personanm, ma in una logica contra personam (il caso De Magistris è emblematico).
Bloggare era (forse) di sinistra, ma censurare è (sicuramente) di sinistra.

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