martedì, marzo 27, 2007

il blog e l'arte dell'orientarsi


Davvero molto bello ed intellettualmente valido e stimolante la discussione che si è aperta tra alcuni dei più intelligenti e preparati bloggers italiani: Wind Rose Hotel , 1972 , Nullo e Jimmomo.

Segno che, nonostante la massiccia campagna di omogenizzazione e omologazione, qualcuno, e molti sono blogger, riesce a pensare con la propria testa e, soprattutto, non ha paura di scrivere, e difendere, ciò che dice.

Lo spunto, per questa alta discusione, è stato offerto da una analoga "diatriba" sviluppatasi in terra di Albione tra, guarda caso, altri due bloggers: Oliver Kamm e Norman Geras.

Sostiene Wind Rose, (a proposito le citazioni sono bellissime), nel suo post il blog e l'arte del domandare:


...Mi sembra, cioè, che in giro ci sia una netta prevalenza di bloggers che si
dimostrano ansiosi—anche giustamente, sia chiaro—di suggerire, proporre e
talvolta tentare perfino di imporre, per lo più in maniera argomentata (per
fortuna!), delle risposte. Pochi sollevano dubbi, pongono domande, esprimono una
volontà di ricerca, prima di mettere in circolazione il proprio punto di vista.
Questa non mi sembra una cosa buona....

Una tesi di vago sapore socratico e pascaliano, ( a me molto piacevole).


Di segno "opposto" Enzo Reale che nel suo 1972 pubblica un post dal titolo il blog e l'arte dell'asserire:


...E' certamente vero che il porsi domande è determinante, ma il blog è
nato anche per provare a dare qualche risposta. Ovviamente nelle posizioni
nette e apparentemente definitive non si dovrebbe vedere l'affermazione di
una verità assoluta e indiscutibile, quanto piuttosto la sintesi di un
processo a monte del quale ci sono tante, tantissime domande e alla fine del
quale si trova un tentativo di risposta, frutto spesso di ricerca, di
studio, di approfondimento...

Una tesi, condivisibile, di vago sapore platonico e cartesiano, nonchè leopardiana nella citazione dello studio.

Sembrerebbe che tutto debba fermarsi alla solita diarchia tra domandare ed asserire, cioè tra l'analisi o la sintesi, assunte come categorie del blogging.

A sostegno della analisi, ma contribuendo ad allargare il discorso, inserendo il discrimine della partecipazione, si inserisce Nullo con un altro post titolato il blog e l'arte del partecipare:



...In breve, la ragione per cui credo che i blog debbano concentrarsi sul
ruolo sintetico - lasciando ad altri media, siano essi old, new, o anche 2.0,
quello analitico - è che considero l'allargamento e la semplificazione
dell'accesso al dibattito politico e quindi alla vita della democrazia
l'occasione più interessante fornita da internet e dal blog in particolare – in
sostanza, il vecchio argomento della democratizzazione...
...Ma il rischio, nell'abbandonare il sacro, ed olimpico, dilettantismo, è
di perdere per strada la ragion d'essere del blog, la propria diveristà, quasi
rivoluzionaria: allargare il coinvolgimento alla conversazione
democratica...


Davvero ben scritto e ben argomentato, complimenti a Nullo.

Last but not the least, arriva Jimmomo con il suo il blog e l'arte di comunicare onestamente:



...A me pare che il succo del bloggare sia: chiunque non disponga di una
tribuna sui media tradizionali è potenzialmente in grado di dare risposte più
meditate, più frutto dello studio, e meno equivoche tramite il blog...
...Chi prova a dare le risposte non per questo ha rinunciato alla funzione
del dubbio. In qualsiasi percorso di ricerca esiste anche il momento in cui
occorre mettere un punto. Per la chiarezza e l'intellegibilità della ricerca
stessa. E perché è da quel punto che si può proseguire senza perdere il filo del
discorso. Allo stesso modo per cui è illegibile e impensabile un testo senza
punti e a capo alla fine di ciascun periodo...



Un post che sembra riecheggiare il "non possiamo non comunicare" di Paul Watzlawick.


La lettura dei soparindicati post non poteva non indurmi a riflettere e tentare, da parte mia, di dare una risposta alla questione.

Una risposta del tutto personale.

E la mia risposta parte proprio da una frase di Watzlawick: "la mappa non è il territorio".

Con tale frase, infatti,lo studioso intendeva che, per quante informazioni possiamo avere sulla realtà, la nostra rappresentazione della stessa non sarà mai perfettamente coincidente con essa.

Spesso basta davvero poco per cambiare prospettiva.

Una cosa che faccio sempre quando affronto per la prima volta dei corsisti di creative writing o pubblic speaking è quella di farli alzare sui banchi o sulle sedie e di chiedere loro se l'aula è la stessa oppure qualcosa è cambiato.

Io, personalmentge, credo che la funzione di blog sia quella di orientarsi e di orientare e poco importa se attraverso le domande/analisi o le risposte/sintesi.

Non perchè le stesse non siano importanti, ma perchè le stesse sono finalizzate a trovare (e condividere) la strada migliore per cercare onestamente la nostra o le nostre verità.

Non sono un patito di spiegazioni teleologiche, ed a ben vedere, questa non lo è perchè non c'è la garanzia di arrivare sicuramente alla stessa.

C'è solo la certezza di un viaggio.

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