lunedì, marzo 19, 2007

Dopo 5 anni...


E' triste, secondo me, morire assassinati per le idee che si sostengono.

Non c'è nessuna gloria, nessuna forza storica in ciò.

C'è solo la brutale violenza distruttiva e barbarica di un atto di prevaricazione che nessun uomo dovrebbe fare ad altro uomo.

5 anni fa, Marco Biagi veniva crudelmente ucciso mentre rientrava a casa sua da una recrudescenza terroristica che tutti credevano finita e che invece, carsicamente, stava risorgendo e riorganizzandosi.

Le nuove Brigate Rosse avevano già colpito prima e la loro vittima fu Massimo D'Antona, giuslavorista e collaboratore del ministero del lavoro, proprio come Marco Biagi.

Eppure per Marco Biagi non si è mai avuta quel unanime consenso di ribrezzo civile che si è avuto per altre vittime del terrorismo nostrano.

Marco Biagi aveva una colpa, lavorava per il nemico per eccellenza: il governo Berlusconi.

Un governo dipinto come inadatto, antidemocratico, controrivoluzionario ed affamatore del popolo che non solo doveva essere destituito, ma anche distrutto fisicamente e psicologicamente.

Marco Biagi, come tutte le persone che sanno capire ed interpretare il futuro, aveva capito che il sistema del lavoro e del Welfare italiano, così come è, non poteva durare più di tanto e che, nel breve-medio periodo, tale situazione avrebbe portato alla paradossale guerra dei padri inclusi e dei figli esclusi dalla cittadella del benessere.

Marco Biagi aveva proposto delle soluzioni organiche che purtroppo il suo assassinio non ha permesso di finire.

La sua eredità più grande è la famosa (o famigerata) legge 40, meglio nota come legge Biagi, di riforma del mercato del lavoro, una legge che è stata vituperata ed offesa da certa sinistra e da certo sindacalismo durante l'ultima campagna elettorale come produttrice di incertezza economica, precariato animale, flessibilità selvaggia e svilimento della persona.

Per costoro, infatti, non avere un lavoro è preferibile ad averne uno anche se flessibile.

Per costoro, infatti, è l'essere in una condizione di bisogno perennne che aiuta e favorisce il proselitismo.

Marco Biagi non la pensava così.

E proprio perchè la pensava diversamente Marco Biagi fu, ancora in vita, aspramente combattutto da alcuni ambiente sindacali e da certa sinistra.

Giovanni Falcone diceva: "Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno."

Marco Biagi fu ucciso perchè non sopportato da certi ambienti e mal supportato dal centrodestra. Un centrodestra che non è stato capace di candidare e far eleggere onorevole la moglie del professor Biagi, come segno di discontinuità e da certi ambienti e da certa politica.

5 anni fa fu ucciso Marco Biagi, il corpo di Marco Biagi.

Non la sua mente, non le sue idee.

Citiamo ancora una volta Giovanni Falcone: "Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini."

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