La loro parola d'ordine è stata: serietà. La ripetevano ogni piè sospsinto.
Siamo seri, ci vuole serietà, noi saremo seri....
Era il loro refrain in campagna elettorale.
Poi arrivò il governo. E dopo aver nominato 103 tra ministri, viceministri e sottosegretari, la serietà divenne avidità. Infatti il loro serio governo pesa sulle casse dello Stato, che asseriscono in rovina, molto molto più del governo allegro che li aveva preceduti.
L'avidità al Governo.
Era semplice immaginarsela, visto che Visco ne faceva parte.
Ma l'avidità si è presto trasformata in arroganza e presunzione. Quella stessa arroganza, politicamente chiamata "eccesso di fiducia" (nell'impunità, ndr), che ha guidato una mano verso un fax. Un fax che, come un pallone da basket, arriva al canestro della Telecom.
Il tiro da tre punti diviene un boomerang che si infila, lì dove batte il sole d'oriente.
Un sole rosso d'oriente così splendente che modifica l'avidità in stupidità.
Un colpo di sole, infatti, fa aprire bocca al novello Marco Polo, (scusate il riferimento a Berlusconi), ed al suo milione (di cortigiani).
Tutti matti, tutti matti.
"Siamo tutti matti, qualcuno lo rimane" disse Samuel Beckett, magari aspettando Godot.
Ed oggi sembra proprio che il Senato aspetterà il capo del Governo invano.
Finiamo in gloria con un sano proverbio popolare: "Pazzo è colui che vive povero, per morire ricco".
La stupidità al governo, la saggezza tra il popolo.
giovedì, settembre 21, 2006
La stupidità al governo
Pubblicato da
Zigurrat
alle 13:14
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento