(post inevitabilmente e tendenzialmente fuori tempo massimo, come piace a me)
Ho lasciato passare qualche tempo e lasciare che il clamore delle celebrazioni per l'abattimento del muro di Berlino prima di scrivere questo post.
Il 9 novembre 1989 avevo diciannove anni ed ero, come si diceva allora, una matricola universitaria piena di belle speranze (che si sono sfaldate).
Praticamente sono stato uno dell'ultima generazione che ha vissuto la guerra fredda, visto che i ventenni di oggi non hanno memoria viva del tempo.
Ricordo la faccia di Frajese quella sera che annunciava la "caduta" del muro ed il collegamento con la Gruber da Berlino.
Ho rivissuto, vedendo le immagini di festa e dei tedeschi dell'est incredule e felici, quelle emozioni che provammo, io ed il mio compagno di casa.
Piangevamo di gioia quella sera.
Piangevamo di fronte alla vittoria della Libertà e di fronte alla Storia perchè avevamo vinto ed avevamo ragione.
Noi, che avevamo avuto la forza per contrastare i comunisti a scuola, sia professori che studenti, che eravamo a favore dell'America e dell'Occidente.
Noi che ci definivamo liberali ed anticomunisti.
Noi che avevamo Giovanni Paolo II e Ronald Reagan come esempi.
Ed è proprio l'assenza di queste due figure tra il pantheon ufficiale dei festeggiamenti che ci ha fatto davvero male.
Certamente era importante citare il celebre discorso di Kennedy: "Ich bin ein berliner", ma non meno pregnate e fondamentale sarebbe stato citare il celebre "Tear down this wall" di Reagan.
Purtroppo ciò non è successo.
Noi c'eravamo e sappiamo come sono andate le cose, per questo non smetteremo di raccontarle.
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