lunedì, ottobre 26, 2009

Il posto fesso....





Si può essere in disaccordo con l'affermazione del ministro Tremonti secondo il quale il posto fisso è un valore.

Se il posto fisso fosse sinonimo di entrate certe, di tutele possibili e di tasse eque, nessuno potrebbe obiettare niente.

A chi non piacerebbe avere uno stipendio congruo alla sua fatica e alle sue capacità, una sistema di welfare che lo aiuti a rientrare nel mondo del lavoro qualora ne fosse uscito prematuramente con kisure di sostegno e di formazione continua, un sistema fiscale in cui tutto viene gestito trasparentemente ed ognuno sa precisamente come sono gestiti i propri sogni.

Non abbiamo dubbi che il ministro Tremonti ed il premier Berlusconi sognino un posto fisso così.

Però c'è la possibilità che questo eleogio del posto fisso possa essere inteso come un "auspicio" all'ingabbiamento fiscale, visto che con il sistema della ritenuta alla fonte il lavoro fisso paga tutte le tasse, e all'immobilismo sociale, in cui, come oggi, i figli degli operai fanno gli operari ed i figli dei notai, i notai.".

Questo posto fisso, anzi "fesso" non è un valore, ma una condanna.

In questa duplice possibilità di lettura credo che risiedano le frizioni che il "rigore" del ministro Tremonti suscita nel governo e nella maggioranza.

Anche a noi piaceva ( e molto) il Tremonti de "le cento tasse degli Italiani", de "La fiera delle tasse", de "Lo stato criminogeno" e dei libricini allegati al Sole 24 ore in cui veniva illustrata la riforma fiscale.

Meno il colbertista di adesso.

Anche perchè non dimentichiamo che il ministro Tremonti nel 1994 venne eletto tra le file del Patto Segni, mentre il programma economico del Polo delle libertà e del buongoverno aveva il volo, la voce e le idee del liberale Antonio Martino.

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