lunedì, dicembre 14, 2009

Il riflusso dell'odio


Adesso non cerchiamo di derubricare quello che è avvenuto ieri a Piazza del Duomo alla singola azione di un mitomane, deconstentualizzandola dall'ambiente che, in questi 15 anni, si è venuto a creare.

L'aggressione a Silvio Berlusconi, da parte di una persona con problemi psichici, ieri sera a Milano cade in un periodo caratterizzato dalla recrudescenza violenta dell'antiberlusconismo militante, dalle ossessive 10 domande di Repubblica alla celebrazione dei "violini" del No B day, passando per la "santificazione" del "verbo" di Spatuzza e le recite a soggetto di Anno Zero.

Non è un atto isolato e non è il frutto di una mente malata, basta vedere la pagina di Facebook dedicata a Massimo Tartaglia che, in questo momento, conta almeno 43.936 fan.

L'uso della violenza, in politica come nella vita normale, è sempre un atto criminale e da deprecare senza infingimenti.

La violenza, verbale e fisica, non porta alla costruzione di niente, ma solo alla distruzione di tutto.

Questo lo dovrebbero capire tutti, ma purtroppo non è così.

Antonio Di Pietro è uno di questi e le sue dichiarazioni a caldo sull'attentato a Silvio Berlusconi sono becere e schifose del tutto prive di un minimo di riflessione filosofica ed etica.

Neanche ci sconvolgono le parole di Rosy Bindi, le stesse cose le disse anche in occasione del lancio del treppiede contro Berlusconi avvenuta a piazza Navona nel 2005.

Le parole di Di Pietro e la Bindi sono le spie del vero stato d'animo e delle vere emozioni del blocco sociale vincente nella opposizione dei sinistrati.

Non quelle di maniera e formalistiche che "doverosamente" qualcuno ha pronunciato.

Sarebbe bello che il segretario Bersani dicesse oggi o al massimo domani che Di Pietro ed il suo partito non sono più compatibili con il centrosinistra e che togliesse l'incarico di partito alla Rosy Bindi.

Sarebbe bello e sarebbe un bel segnale di vero cambiamento della politica.

Purtroppo non succederà.

Magari ci propinerà la tesi dei compagni che sbagliano, dimostrando ancora una volta che la sinistra oggi non è capace di analizzare la storia e di fare una presa di coscienza.

Mai come oggi i gesti devono seguire alle parole.

Altrimenti, dopo i calzini viola, avremmo le riproduzioni del duomo di Milano che sfilano in piazza.

Praticamente l'evoluzione dei manganelli e delle P38.

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