Il giorno dopo l'addio di W. alla segreteria del PD è notte fonda all'interno del partito.
Non c'è chiarezza sui nomi dei successori e, soprattutto, sulle procedure che il PD dovrà seguire per avere un minimo di normalità.
Sarebbe sbagliato, però, gioire del caos nel campo dei nostri avversari., perchè abbiamo davvero bisogno di una opposizione in Parlamento e nel paese che non sia composta da parassiti gracidatori ed urlatori di professione.
W., nel suo celebre discorso del Lingotto a Torino, promise una nuova "stagione". Purtroppo qui si rischia la riedizione delle vecchie, caratterizzate dall'intolleranza e dalla sordità reciproca.
La democrazia, infatti, si regge su due gambe: la maggioranza e l'opposizione. Entrambe devono essere toniche ed in grado di reggere gli urti e di far camminare un corpo come quello italiano che dovrebbe correre come un matto per recuperare il tempo e la strada perduta.
Quello che servirebbe al PD non è un reggente o un direttivo, ci vuole un congresso vero.
Serve la battaglia decisiva tra le varie anime, serve il combattimento e lo scontro tra idee di organizzazione e collocazione.
Serve il redde rationem.
Solo una vera e propria ordalia, che stabilisca chiaramente vinti e vincitori, darebbe al PD la linfa necessaria per vincere.
Potremmo continuare a crogiolarci nelle battutine e nella nostra (falsa) credenza di onnipotenza dello schieramento che appoggiamo, ma non lo faremo.
Sappiamo benissimo che la percezione della debolezza dell'avversario scatena i peggiori istinti nei vincitori.
Il PDed il PdL hanno, invece, scondo noi il compito storico di dimostrare che è possibile far incamminare il sistema politica italiano verso il bipolarismo, (noi speriamo nel bipartitismo americano).
Semplificazione ed aggregazione sono parole estranee al vocabolario della politica, ma oggi come oggi è necessario farle entrare in circolo.
Noi ce lo auguriamo.
Anche per la nostra salute politica.
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