Poco più di due anni.
Questo è stato il tempo che è bastato a Gianni Alemanno per divenire Sindaco di Roma. Dopo essere stato pesantemente battuto da Walter Veltroni nelle scorse elezioni amministrative, l'esponente di AN si prende una meritata rivincita su Francesco Rutelli, chiudendo idealmente quel circolo aperto nel 1994, quando la candidatura di Gianfranco Fini permise a Silvio Berlusconi di scendere in campo e dare inizio alla stagione del centrodestra italiano.
La (democratica) macchina di potere che Rutelli e Veltroni avevano costruito a Roma oggi cade rovinosamente sotto i colpi degli elettori, capaci, in due settimane, di spostarsi, in più di centomila, da Cicciobello ad Alemanno.
Un gigante dai piedi di argilla.
Prima la sconfitta nazionale del Partito Democratico, con Walter alla sua guida, oggi la sconfitta romana del Partito Democratico, (insieme alla zombesca Sinistra Arcobaleno), con Rutelli alla guida.
Che qualcosa non stesse andando nel verso giusto lo si poteva intuire dall'inasprimento dei toni che lo stesso Rutelli aveva dato agli ultimi scampoli di campagna elettorale. Fino alle ridicole insinuazioni che la Destra avesse creato ad arte e strumentalizzato alcuni reati avvenuti negli ultimi tempi nella Capitale.
Fino alla immancabile chiamata alla armi contro la marea missina e quindi fascista, complice la retorica del 25 aprile.
Ancora oggi, dopo essere stati pesantemente sconfitti nella città che doveva essere il simbolo della riscossa contro il cavaliere nero, i sinistrati (democratici) non riescono a capire il perchè l'elettorato lo abbia abbandonato.
Si è data la colpa alla giornata di sole, al ponte lungo, agli elettori che non capiscono, alla paura che è stata la molla del voto per Alemanno.
Se una molla vi è stata, è stata quella della stanchezza.
Della stanchezza verso le solite facce buone per tutte le stagioni, come Veltroni e Rutelli, capaci di passare da poltrone ministeriali alla poltrona di Sindaco.
Della stanchezza verso i soliti nomi, come quello di Rutelli, che si è ricandidato alla guida di una città che ha governato per quasi un decennio con un programma che sembrava quello di un politico nuovo che si candidasse per la prima volta alla carica di Sindaco.
Della stanchezza verso una classe dirigente che è sempre la stessa da quasi un quindicennio, e non è un caso la vittoria di Zingaretti alla provincia.
Della stanchezza verso i soliti slogan e le solite parole d'ordine che la sinistra propugna da quasi un ventennio.
Della stanchezza verso i soliti triti e ritriti luoghi comuni verso il centrodestra.
Quello che i sinistrati ed i loro elettori non capiscono o non vogliono capire è che il centrodestra c'è ed è destinato a rimanere perchè sta prendendo coscienza di sè e sta prendendo coscienza del mondo in cui vive.
Quello che i sinistrati ed i loro elettori non capiscono o non vogliono capire è che Berlusconi non è il centrodestra, ma Berlusconi è stato l'occasione storica che il centrodestra italiano ha avuto per nascere e cominciare a muovere i primi passi.
E se questi sono i primi passi chissa cosa succedere quando crescerà.....
p.s.: lei è Iveta
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