martedì, ottobre 17, 2006

Libertà e Verità

Niente spaventa più della verità.
Perchè la verità ha una forza in grado di sconvolgere le nostre certezze.
Perchè la verità apre nuovi spazi inesplorati.
Perchè la verità ci proietta nell'ignoto.
Perchè la verità cambia radicalmente la nostra mappa di rappresentazione della realta.
Perchè, come dice il Vangelo, la verità rende liberi.
Verità è Libertà.
Libertà è Verita.
Libertà e Verità.
Un binomio, assolutamente ed intrinsecamente inscindibile.
La consapevolezza che si acquista, acquisendo la verità, è la libertà di poter scegliere.
Ma per compiere delle scelte c'è bisogno di un pensiero, di una cultura, di facoltà critica e di capacità di pensare con la propria testa.
Molti si accontentano di non usarla, di prendere per buono qualunque cosa i genitori, gli amici, i professori, i preti o i politici gli dicano.
E così che nascono i miti, quando si cerca di cristallizzare la Verità imbavagliando la Libertà.
Quando la scelta viene negata.
Quando proprio la negazione della scelta diviene "verità".
Ma negare la verità, non può dare come risultato la verità.
Così nascono le dittature.
Così nasce l'intolleranza.
Così nasce il razzismo.
Così una classe dominante cerca di perpretare la propria egemonia, sia essa politica, economica o culturale.
Ieri sera a Reggio Emilia è successo proprio questo, quando Pansa è stato contestato da gente di sinistra, mentre stava presentando il suo libro "la Grande bugia. Le sinistre italiane ed il sangue dei vinti", opera finale dell'inchiesta storico che il valente giornalista ha iniziato con "il sangue dei vinti" e con "sconosciuto 1945".
Al grido di "Revisionisti Assassini" si è cercato di non far parlare Pansa che ha, pazientemente, atteso il suo turno.
Invece di salutare l'opera di Pansa, certamente non un uomo di destra, come una grande occasione per poter parlare stoiricamente della Resistenza, periodo storico che ha moltissime pagine gloriose, ma anche inevitabilmente qualche lato oscuro.
Invece di cogliere l'occasione per poter tessere una memoria condivisa in un paese che è lacerato da profonde divisioni.
Invece di interrogarsi sul proprio passato, presente e futuro, alcuni sinistri non vogliono mettere in gioco sè stessi e le loro rendite di posizione politiche e culturali.
E lo fanno con le armi del razzismo e della intolleranza culturale.
Non lasciandoci scelta, quando va bene.
Spesso anzi, con la loro violenza, scegliendo loro anche per noi.

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