domenica, dicembre 20, 2009

Facebook ed i caproni


Sono nato nel 1970 e, fortunamtamente, ho vissuto, da bambino, il periodo del terrorismo in Italia. Pensate che quando rapirono Moro, pensai che avessero rapito un omonimo giocatore dell'Ascoli Calcio dell'epoca. Ricordo però le manifestazioni alla TV ed anche le immagini del ritrovamento del corpo dello statista.

Quando ho inziato a fare politica, da anticomunista, ci sono stati dei momenti di tensione ed anche qualche rissa, soprattutto durante le elezioni davanti agli spazi per attaccare i manifesti e durante le elezioni scolastiche. Eppure quelle tensioni non sono mai sfociate, per fortuna, in azioni estreme.

Ci rispettavamo tutti, anche se ci mandavamo a 'fanculo reciprocamente.

Ricordo ancora con piacere i pomeriggi e le nottate passate in sede a stampare i volantini al ciclostile che sarebbero stati distribuiti il giorno dopo all'entrata o all'uscita delle scuole.

Poi è arrivata la rete e sono arrivati i forum, i blog ed i social network.

Mettere su un blog le mie opinioni mi ha permesso di conoscere un sacco di persone e di partecipare a quel meraviglioso esperimento che è Tocqueville.it.

Confesso che non saprei cosa fare se non avessi i miei account Facebook o Twitter ed anche (un vecchio) MySpace.

Per questo, forse, non ci sono piaciute le parole del Presidente del Senato Schifani contro la pericolosità dei social network, definiti addirittura peggiori del periodo del terrorismo.

Capiamo, sicuramente, il momento che è particolare, poichè tale esternazione si colloca immediatamente dopo l'aggressione subita dal Presidente del Consiglio a Milano, ma queste parole, purtroppo, rivelano una scarsa conoscenza delle dinamiche della comunicazione e del funzionamento di facebook e affini.
Non crediamo che siano utili delle norme speciali ed emergenziali contro Facebook e dintorni. Primo perchè tali norme, pur animate dalle migliori intenzioni, producono degli effetti perniciosi e spesso non voluti.
Secondo, basti pensare che, nelle dittature più sanguinarie del mondo, per esempio l'Iran, è stato proprio l'uso di Twitter e Facebook che ci hanno fatto conoscere l'onda verde e ci hanno sconvolto con la morte di Neda.
E non è un caso che proprio in questi paesi sia forte la censura ed il pattugliamento cibernetico di Internet.
Facebook ed affini non sono strumenti del male, sono strumenti che possono venire usati per scopi nobili o per scopi abietti. Tutto dipende dalla intenzione che ci si mette.
Eppure anche senza norme salvifiche, la rete, composta da persone non dimentichiamole, sono in grado di produrre autonomamente i propri anticorpi.
Certamente facebook non è tutto rosa e fiori, ma se cominciassimo a "censurarlo" ci sarebbe il rischio di far diventare il "censurato" un eroe della libertà.
Oggi le pagine dedicate a Tartaglia stanno perdendo iscritti, subito dopo la notizia che la polizia postale stava indagando in merito.
Questa è la prova che la maggior parte di questi "terroristi" in realtà sono dei caproni radical chic che segono i trend del momento senza esercitare lo spirito critico.
E contro costoro non serve l'eccezionalità, ma solo l'ordinario buonsenso.

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