martedì, dicembre 01, 2009

Contro la strategia della porta di uscita


Segnaliamo un interessante intervento del professor Guzzetta sul web magazine della fondazione fare futuro in cui l'ex animatore dell'ultimo referendum elettorale lancia un appello alla grande politica, "quella capace di trasformare una situazione drammatica in un’inattesa opportunità."
Per Guzzetta, infatti:
" Manca una exit strategy, allora. O meglio, manca una strategia politica che si faccia carico dell’interesse generale dell’Italia, l’interesse al “dopo”, a ritrovare un equilibrio oltre il terremoto in atto.".

Una politica che faccia politica, dunque.

Non è questo il luogo per vantarci, ma questo è sempre stato il nostro obiettivo.

Un obiettivo perseguito, anche a costo di polemiche, scontri e battute.

Ma, per arrivare ad una politica che faccia politica, secondo noi, non si deve partire dal considerare gli anni di Silvio Berlusconi, come una anomalia della storia.

E' necessario, a nostro parere, prendere serenamente atto che il berlusconismo, (parola che sinceramente non ci piace, al contrario dell'uomo.), ha, come tutte le cose terrene, la sua grande dose di bene e la sua dose di male.

Silvio Berlusconi, infatti, non è una anomalia del sistema Italia, è stata la risposta fisiologica, e per certi versi, la continuazione evolutiva dello stesso e non è respingedolo in toto che si "guarisce" il paese.

Il rifiuto di Berlusconi, infatti, incancrenisce le ferite aperte e rende ancora più potenti i gangli della conservazione e dell'immobilismo.

Non serve gridare nella piazze ed in TV, ma piuttosto ragionare nelle sezioni, nei circoli e nei convegni.

Neanche, secondo noi, è produttivo il semplice aspettare la sua caduta e poi sperare di far dimenticare questo periodo, come un accidente della storia.

Il risultato elettorale della sinistra esterma, ed il suo confermarsi nelle amministrative e nei sondaggi, conferma proprio questa tesi: l'elettorato italiano si sta orientando verso due grandi schieramenti alternativi.

La grande politica deve fare proprio questo. Passare dalla politica dello scontro, alla politica del confronto, altrimenti vincerà la politica della sconforto.

Qualche sconfortato ha già incominciato a scrivere , ma noi, dovendo scegliere, preferiamo la exit strategy della grande politica alla strategia della porta di uscita.

Qualcuno non sarà d'accordo con noi.

Pazienza, non ci sconforteranno....

Nessun commento: