venerdì, febbraio 27, 2009

Fini, non finisce mica qui....


Per molti gli atteggiamenti e le prese di posizione del presidente Fini rimangono oscuri o quantomeno non ortodossi rispetto al pensiero dominante interno al PdL.
Qualcuno ha definito questo Fini come il vero capo del PD.
Fuori dal paradosso,la tesi provocatoria non è così barbina come possa sembrare prima facie.
Se l'opposizione non riesce a parlare, qualcuno deve pur tenere a freno una maggioranza che potrebbe soffire di delirio di onnipotenza.
Nessuno, credo, può mettere in discussione la leadership di Silvio Berlusconi all'interno del PdL. Ma la leadership non può andare oltre il caratterizzare la forma di un partito moderno.
Ma la forma non è la sostanza.
La sostanza è fatta dalle idee e dal confronto, almeno in questo ci sono cose in cui la politica non cambia.
La costruzione di un grande partito per l'Italia e per gli italiani deve passare necessariamente attraverso un dialettica interna.
Con questo non vuol dire che Fini si candida ad un ruolo di minoranza interna.
Il suo comportmento, come è stato giustamente e argutamente notato , mira ad inserirsi nella rivoluzione che i conservatori stanno operando su sè stessi e, dopo, sui loro paesi.
La legittimità europea è sempre stata il pallino del presidente Fini, al punto che teorizzò l'entrata di AN nel partito popolare europeo, obiettivo che non solo raggiungerà con il PdL, ma in cui potrebbe esercitare una posizione dominante, visto l'alto numero di eletti che il PdL incamererà.
Aznar, Sarkoszy e Cameron, oltre ad essere personalmente amici del presidente Fini, hanno ideologicamente in comune con lo stesso. Purtroppo in Italia, i tempi non sono maturi per una rivoluzione conservatrice in salsa moderna. Fortunatamente non per l'italiano normale, ma per i cd. opinion maker che agiterebbero le loro trombe mediatiche.
Sicuramente il congresso di scioglimento di AN e quello fondativo del PdL daranno sicuramente delle indicazioni a riguardo.

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